Angela Zherikh. Compagni di viaggio.
Testo di Olga V. Petukhova
“Se volete capire l’animo russo, comprate un biglietto per il famoso vagone-letto platzkart”, la terza classe del treno: questo suggeriscono le guide turistiche, ed è un ottimo consiglio. In Russia, il viaggio in treno è molto più di un semplice spostamento, e il treno non è solo un mezzo di trasporto, ma fin dai tempi dell’Impero, è un luogo dove succedono molte cose: ci si racconta i sogni nel cassetto, ci si scambia informazioni utili e futili, ci si innamora, si confessano persino i propri peccati. L’importanza culturale del treno deriva da tre fattori: le distanze infinite, il tempo libero e la mancanza di privacy.
Nel “kupe”, la prima e seconda classe, le porte proteggono dal corridoio ma si è in ogni caso in quattro, l’uno di fronte all’altro, due letti giù, due letti su. Nel vagone platzcart non c’è alcuna barriera per nascondersi, tutto è in vista. Ci sono anche due letti di fianco, quindi sarete sempre in sei per lungo tempo. Potrebbe essere un incubo per gli introversi, ma non è così: se uno non vuole parlare, nessuno lo costringe. Però è indubbio che sarete apprezzati se condividerete il cibo, mangerete insieme, magari proponendo le delizie portate da casa.
Mangiando viene più naturale presentare e raccontare le storie della propria vita. Una grande tentazione o un particolare che non avete detto mai a nessuno: perché i vicini sono degli sconosciuti e non li vedrete più. (Forse per questo la psicoanalisi ha fallito in Russia, chissà?)
Leonid Andreev scriveva: “Per le persone nel treno non c’è presente, il maledetto presente, che tiene il pensiero stretto in una morsa e le mani in movimento. Forse è per questo che, viaggiando in treno, si diventa filosofi”.
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